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Markets hang on US inflation data

Ecco i principali eventi di questa settimana:

I dati sull’inflazione USA saranno l'evento chiave della settimana con in calendario gli indici dei prezzi al consumo e alla produzione. Entrambe le misure sono risultate migliori del previsto a gennaio e potrebbero evidenziare ulteriormente che la parte più “facile” del processo di disinflazione è giunta al termine, con le cose che si fanno ora più difficili per la Federal Reserve di tagliare i tassi. Nel frattempo diamo uno sguardo ai dati sulle vendite al dettaglio USA per conoscere lo stato dei consumi.

Bisogna tenere a mente che gli Stati Uniti passano all’ora legale circa 3 settimane prima dell’Europa, il che condiziona in molti casi l’orario di apertura dei mercati.

Lunedì:

La settimana partirà con alcuni dati sull’inflazione in Cina. I rapporti IPC e IPP cinese sono previsti per sabato e verranno digeriti dagli investitori all’inizio della seduta asiatica, in aggiunta ai dati finali sul PIL giapponese. La Cina è in deflazione da diverso tempo, con i prezzi al consumo che stanno calando al ritmo più sostenuto degli ultimi 15 anni; l’IPC è calato dello 0.8% anno su anno, per il quarto mese consecutivo di cali. Nel frattempo l'attenzione in Giappone è sui segnali economici e cosa possono dire sulle prossime mosse della Bank of Japan. Al momento si ritiene che la Banca centrale possa mettere fine ai tassi negativi ad aprile, ma questo potrebbe rivelarsi più difficile se l’outlook economico dovesse deteriorare ulteriormente.

Martedì:

I prezzi al consumo negli USA sono aumentati più del previsto a gennaio, contribuendo a far pensare che la Fed potrebbe posticipare il taglio dei tassi. Si ritiene che la parte facile di contrasto all’inflazione sia ormai finita e ora possa essere più problematico. L’inflazione USA è scivolata al 3.1% su base annuale a gennaio dal 3.4% di dicembre, anche se è risultato superiore alle aspettative di mercato del 2.9%. L’IPC core è cresciuta al 3.9%, invariata da dicembre e superiore alle aspettative del 3.7%. Da monitorare anche i dati occupazionali britannici e l’asta del decennale USA.

Mercoledì:

I dati sulla crescita nel Regno Unito saranno l’highlight del giorno. La crescita del PIL è stata modesta nel Regno Unito negli ultimi tempi e la manovra di bilancio della scorsa settimana ha evidenziato le forze di lungo termine che stanno pesando sull'economia. Nel breve termine dati sulla crescita migliori delle attese potrebbero supportare la sterlina andando a limitare le aspettative di quando la Bank of England potrebbe iniziare il ciclo di taglio dei tassi. La produzione industriale europea e i dati settimanali sulle scorte di greggio USA sono tra i dati degni di nota.

Giovedi:

L’inflazione USA torna nuovamente alla ribalta, anche se questa volta sotto la prospettiva dell’indice dei prezzi alla produzione. L’IPP è stato, come l’IPC, superiore alle attese a gennaio, e ha toccato un massimo di 5 mesi, con i costi dei servizi come le cure extra ospedaliere e la gestione del portafoglio tra i principali driver. L’IPP è aumentato dello 0.3% nel mese di gennaio ed è cresciuto dello 0.9% anno su anno. Nel frattempo arriveranno anche i dati sulle vendite al dettaglio di febbraio. Il rapporto delle vendite al dettaglio di gennaio è risultato inferiore alle attese, per un calo dello 0.8% a livello mensile. Come sembra rimarrà da monitorare il rapporto settimanale delle richieste di sussidi di disoccupazione USA.

Venerdì:

La settimana si chiuderà con i dati sull’inflazione IPC in Francia, con l’indagine sulle aspettative sull’inflazione al consumo nel Regno Unito e una serie di dati economici USA. Degni di nota saranno l’indice manifatturiero Empire State, i dati sulla produzione industriale e sull’utilizzo della capacità USA e le indagini sulle aspettative sull’inflazione e sulla fiducia dei consumatori della University of Michigan. La Fed e i mercati monitoreranno l’indagine sull’inflazione con interesse; la scorsa volta l’inflazione anno su anno è passata dal 2.9% di gennaio al 3.0% a febbraio. La scorsa settimana abbiamo notato che la misura della Fed di NY sulla persistenza dell’inflazione, il trend core multivariato - si è portato al 3% a gennaio da un 2.6% rivisto al rialzo di dicembre, ai massimi di 9 mesi.

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